Da poco è iniziato il terzo degli anni 2020 e, se il COVID-19 sembra lentamente passare in secondo piano nell’attualità e nelle nostre vite quotidiane, la stagione invernale 2022-2023 sembra portarsi dietro i postumi di nuovi e vecchi problemi, soprattutto per quanto riguarda i farmaci.
Dopo due anni di pandemia, di smart working, ingressi contingentati e attività permesse solo ai possessori di Green Pass, per la prima volta negli ultimi mesi siamo tornati quasi ad un mondo pre-Covid, ed il progressivo abbandono dell’obbligo di mascherina ha sicuramente avuto le sue conseguenze.
Nel 2020 ci domandavamo se l’impiego delle mascherine fosse realmente necessario a contrastare la diffusione del nuovo Coronavirus, improvvisandone la realizzazione a casa con la carta forno o con tessuti riciclati e diventando da un giorno all’altro esperti di mascherine FFP2 e chirurgiche; negli ultimi mesi, invece, abbiamo avuto la dimostrazione che questo dispositivo di protezione finora non solo è stato utile per contrastare la diffusione del SARS-Cov-2, ma è stato fondamentale per evitare la trasmissione dei virus responsabili delle comuni influenze stagionali, soprattutto di quelli che colpiscono le vie respiratorie.
Tosse, febbre, raffreddore e mal di gola sono stati molto meno comuni negli ultimi due anni. Una minore richiesta di antinfiammatori, antipiretici, sciroppi per la tosse, spray nasali e farmaci per l’aerosol: le mascherine ci hanno protetto molto, e anche i più piccoli hanno goduto di un’immunità il cui effetto è magicamente svanito con la ripresa della didattica in presenza e il progressivo abbandono dei dispositivi di protezione.

Il risultato? Una richiesta sproposita di farmaci, che ha messo in ginocchio farmacie, canali di distribuzione e ditte di produzione. Andare in farmacia e trovare il medicinale di cui abbiamo bisogno, o che il nostro medico ci ha prescritto, non è più così scontato: i farmacisti spesso sono costretti a respingere le richieste, con la motivazione che quel prodotto è mancante.
Cosa si intende per farmaci mancanti?
Per farmaco mancante si intende un medicinale al momento non disponibile nelle farmacie e nei canali di distribuzione; la farmacia ne risulta sprovvista e, pur mettendolo in ordine ai grossisti da cui si rifornisce quotidianamente per garantire costantemente la presenza di farmaci, non riesce a reperirlo, in quanto il prodotto non risulta disponibile.
Le cause di questo fenomeno sono molteplici:
- elevata richiesta, dovuta ad un improvviso aumento del fabbisogno di un determinato medicinale
- problemi nel processo produttivo
- difficoltà nel reperimento di materie prime o dei materiali per il packaging
- provvedimenti di carettere regolatorio
- decisione da parte dell’azienda titolare dell’AIC (autorizzazione all’immissione in commercio) di terminare la commercializzazione di un determinato medicinale a causa di bassi volumi delle vendite etc.
- rallentamenti nella fase di distribuzione
Se il problema è ascrivibile a quest’ultimo caso, si parla di farmaco indisponibile: la mancata reperibilità di un determinato farmaco da parte delle farmacie è esclusivamente causata da difficoltà nella fase di distribuzione, ed il fenomeno interessa solo determinate regioni o aree in Italia.
Quando invece un farmaco risulta carente la situazione diventa più grave, perché significa che il medicinale non è disponibile da parte del produttore stesso, che non riesce più a sopperire a tutte le richieste.
L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) monitora costantemente la situazione inerente ai farmaci attualmente carenti, mettendo a disposizione sul suo sito una lista aggiornata di tutte le mancanze attuali.
Attualmente risultano non disponibili tantissimi medicinali, dagli antinfiammatori agli antibiotici, dai mucolitici ai corticosteroidi per aerosol, fino ad arrivare a farmaci per cui è fondamentale garantire una continuità terapeutica, come medicinali per la pressione o per il diabete o farmaci antiepilettici.
Cosa fare quando i farmaci sono mancanti?
Se il farmaco che si utilizza solitamente, o che è stato prescritto dal medico, risulta mancante, il consiglio è di non allarmarsi.
Come sottolineato in un episodio de I Podcast di AIFA, dedicato proprio al fenomeno della carenza dei farmaci, spesso si rischia infatti di incorrere nella cosidetta carenza di rimbalzo: spinti dai titoli allarmistici di telegiornali e quotidiani, le persone sentono il bisogno di fare scorta di un determinato medicinale, con il timore di non trovarlo più, creando così un’effettiva mancanza di un prodotto regolarmente disponibile.
Nella maggior parte dei casi è possibile risolvere il problema tramite la sostituzione con un farmaco equivalente, ossia un medicinale con lo stesso principio attivo, lo stesso dosaggio e la stessa forma farmaceutica, ma con eccipienti (componenti “inerti”, che hanno lo scopo di migliorare le proprietà di una determinata forma farmaceutica). I farmaci equivalenti, spesso chiamati generici, non devono essere visti con diffidenza o considerati di qualità inferiore rispetto agli originali. Sono infatti, per legge, sottoposti agli stessi controlli sulla sicurezza, qualità ed efficacia e, per essere approvati, devono garantire l’equivalenza con il medicinale di riferimento.
Se non dovessero risultare disponibili nemmeno i farmaci equivalenti, ci si può rivolgere al proprio medico per chiedere se è possibile sostituire il farmaco con un altro. Spesso, infatti si possono utilizzare principi attivi diversi, ma appartenenti alla stessa classe di farmaci e con la stessa funzione.
Qualora non sia possibile risolvere con una di queste due soluzioni, soprattutto nei casi in cui il paziente non possa interrompere l’assunzione di un determinato medicinale, in quanto fondamentale per il trattamento di patologie croniche, è possibile attivare tramite il proprio medico la procedura di importazione di medicinali analoghi autorizzati all’estero, che permette la distribuzione tramite farmacie ospedaliere o altre strutture sanitarie.
Il fenomeno della carenza dei medicinali è inoltre costantemente monitorato dalle autorità competenti, che cercano di trovare per tempo soluzioni utili per ogni specifico caso. Lo scorso 16 gennaio, ad esempio è stata attivata la Joint Action CHESSMEN (Coordination and Harmonization of the Existing System against Shortages of Medicines), un progetto europeo della durata di tre anni, in cui è coinvolta l’AIFA con il supporto dell’Istituto superiore di Sanità, volto a monitorare e prevenire le carenze dei medicinali. Nello specifico, è prevista la creazione di un dataset condiviso e di modelli che possano permettere di fronteggiare adeguatamente ogni situazione.