La “placebo-mania” continua a diffondere il suo verbo: i motivi per non cascare anche tu nell’omeopatia!
Il trend delle vendite dei farmaci omeopatici risulta in crescita: non si arresta la fede in un “rimedio” che non risulta scientificamente dimostrato, nemmeno durante l’epidemia. L’infodemia a riguardo persiste da diversi anni e probabilmente fonda le basi sulla capacità di far breccia nella mente umana.
Nel testo della Direttiva 2001/83 CE, la parola omeopatico appare ben 41 volte, costatando in più occasioni l’esigenza di voler delineare un profilo terapeutico diverso, necessariamente accompagnato da un “atto medico”.
Al contempo, così come per altri medicinali, la suddetta Direttiva consente la possibilità di acquistare omeopatici in farmacia, senza la necessità di presentare la “ricetta” medica.
In questo contesto, è opportuno chiarire tutti i motivi per i quali conviene destinare le proprie risorse economiche in qualcosa di diverso.
Composizione
Un medicinale omeopatico può includere più sostanze (preparazioni o ceppi omeopatici), a patto di garantire un grado di diluizione che assicuri l’innocuità del medicinale e, pertanto, non può:
- contenere più di una parte per 10 000 di tintura madre;
- contenere più dell’1% della più piccola dose di sostanze soggette a prescrizione medica.
Cos’è la Tintura Madre?
La Tintura Madre (TM) o Tintura Idro-alcolica è un prodotto ottenuto mediante macerazione o percolazione di intere piante o parte di esse, di sostanze animali e/o sostanze minerali.

Si tratta di una formulazione liquida contenente una porzione variabile di principio attivo, in funzione della qualità e delle caratteristiche intrinseche di ogni singola parte della pianta.
È da considerarsi TM, un liquido ottenuto mediante la macerazione di almeno 1 parte di pianta ogni 10 parti di solvente (liquido utilizzato per l’estrazione).
Conseguentemente, per definizione, la quantità di principio attivo in una TM non è titolata (definita), salvo diverse indicazioni da parte del produttore. (es. Soluzione Idroalcolica tit. al 3% di Althea Officinalis)
Operazione specifiche del rimedio omeopatico:
La produzione di questi prodotti secondo Hanneman prevede la diluizione e dinamizzazione della TM in un numero definito di volte. Generalmente, il 10% di TM viene diluita fino al volume iniziale. Successivamente, il 10% del nuovo prodotto viene diluito nuovamente fino al volume iniziale. Si procede così per decine e centinaia di volte. La dinamizzazione consiste nel far seguire ad ogni operazione di diluizione un numero preciso di agitazioni.
In altre parole, il materiale di base o ceppo viene diluito con operazioni successive nel veicolo liquido, in rapporto 1:100 per ottenere le Centesimali Hannemaniane (1 CH) o di 1:10 per ottenere le Decimali Hannemaniane (1 DH).
Stando a quanto riportato dalla letteratura omeopatica, nella patologia acuta, maggiore è la similitudine fra il quadro clinico presentato dal paziente e la patogenesi del rimedio omeopatico, tanto più alta sarà la diluizione da usare.
- locali 5-6 CH
- generali 9-15 CH
- psichici 30-200CH

In Europa, la sicurezza è garantita dalla produzione certificata (di solventi ed eccipienti) e non solo: in Italia?
Infatti, il processo di fabbricazione dei medicinali omeopatici viene garantito dalla corrispondenza a quanto descritto in farmacopea europea. Inoltre, ogni medicinale omeopatico può essere prodotto a partire è ottenuto da materiali di partenza definiti (riconosciuti, appunto, come omeopatici)
Inoltre, questa tipologia di medicinali può essere commercializzata esclusivamente in un dosaggio ed in una forma farmaceutica che non presentino alcun rischio per il paziente.
Tuttavia, il Decreto Balduzzi del 2012 che recepisce la suddetta direttiva, non risulta essere così stringente in tal senso.
Documentazione richiesta a supporto di un medicinale omeopatico
Per poter essere commercializzato gli omeopatici hanno la necessità di ottenere dall’AIFA l’AIC, ovvero l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio.
Per poterla ottenere, è possibile applicare una procedura di autorizzazione definita “semplificata”, applicabile se:
- la formulazione farmaceutica è per uso orale o esterno
- il grado di diluizione garantisce innocuità (non >1/10000 di tintura madre né 1/100 della minima dose allopatica soggetta a ricetta).
Il Decreto Balduzzi del 13 settembre 2012, in deroga alla Direttiva europea di riferimento, ha esteso l’applicazione di questo tipo di procedura per tutti i medicinali omeopatici anche, tra gli altri, a quelli per via endovenosa!
Attualmente, quindi, risulta necessario presentare un Dossier contenente:
- denominazione scientifica del materiale o dei materiali di partenza per preparazioni omeopatiche o ceppi omeopatici o altra denominazione figurante in una farmacopea, con l’indicazione delle diverse vie di somministrazione, forme farmaceutiche e gradi di diluizione da registrare;
- denominazione propria della tradizione omeopatica;
- dossier che descrive le modalità con cui si ottiene e si controlla ciascun materiale di partenza per preparazioni omeopatiche o ceppo omeopatico e ne dimostra l’uso omeopatico mediante un’adeguata bibliografia;
- documentazione concernente i metodi di produzione e di controllo per ogni forma farmaceutica e una descrizione dei metodi di diluizione e dinamizzazione;
- autorizzazione alla produzione (delle officine) dei medicinali oggetto della domanda;
- copia di ogni registrazione o autorizzazione eventualmente ottenuta per lo stesso medicinale in altri Stati membri della Comunità europea;
- un modello dell’imballaggio esterno e del confezionamento primario dei medicinali da registrare;
- dati concernenti la stabilità del medicinale.
Un farmaco omeopatico non vanta di alcuna indicazione terapeutica

I medicinali omeopatici, tra le altre, hanno due caratteristiche esclusive attualmente riconosciute:
- assenza o alcune tracce di principi attivi, a causa del processo produttivo;
- difficoltà nell’ottenere prove cliniche riproducibili
Conseguentemente, i medicinali omeopatici sono farmaci commercializzati senza indicazioni terapeutiche e foglio illustrativo in quanto, attualmente, non risulta possibile provare l’efficacia degli stessi nel curare una data patologia.
Ragion per cui, farmacisti e medici ricoprono un ruolo ancor più fondamentale nel consigliare o meno questi prodotti.
Il formulato del rimedio omeopatico
Il successo terapeutico di un trattamento omeopatico è basato sulla scelta e definizione del “simillimum” e richiede il rispetto e l’applicazione di alcune regole espresse nel seguente formulato:
- I granuli ed i globuli omeopatici devono essere somministrati per via orale, sublinguale e lasciati sciogliere in bocca, sotto la lingua;
- Nei lattanti e nei bambini somministrare il rimedio omeopatico, granuli, sciolti in acqua o latte e nel biberon;
- Evitare il contatto dei granuli con le dita, i granuli ed i globuli non devono essere toccati con le dite, ma versati nell’apposito tappo contenitore e lasciati cadere in bocca, sotto la lingua;
- Versare il contenuto dei tubetti di dose unica direttamente sotto la lingua, servendosi del tappo dosatore, specie se si tratta di granuli e globuli che, in tal modo, si dissolvono in tempo brevissimo;
- Assumere i granuli lontano dai pasti, a bocca pulite senza sapore in bocca;
- Evitare di assumere menta, canfora, sostanze volatili e aromatiche, queste sostanze possono interferire con l’assorbimento o con l’attività dei rimedi omeopatici.
- Evitare l’uso di dentifrici e collutori a base di menta
- La posologia è uguale sia per adulti che per i bambini, generalmente è consigliata l’assunzione contemporanea di 3 o 5 granuli;
Altre azioni importanti!
- Le fiale bevibili si somministrano versando il contenuto direttamente sotto la lingua o miscelato in poca acqua ma è necessario attendere circa 30 secondi prima di deglutire;
- Le gocce vanno assunte versando il numero prescritto, in una piccola quantità d’acqua o direttamente sotto la lingua, trattenendo il liquido nel caso orale per 30 secondi prima di deglutire;
- Evitare l’assunzione contemporanea di rimedi omeopatici con spezie o alimenti aromatici crudi, cibi piccanti, aglio, cipolla, caffè, thè, camomilla, sigarette ed alcolici.
- Evitare l’assunzione contemporanea di rimedi omeopatici con spezie o alimenti aromatico, cosmetici e farmaci contenenti tannini e pseudo tannini, rabarbaro, cacao, guaranà, matè, caffè, ipecacuana, malva;
- Nelle forme acute di rimedio va assunto più volte al giorno, mentre nelle forme croniche la somministrazione avviene a intervalli più lunghi (settimanali, quindicinali, mensili) e per lungo periodo;
- La frequenza della somministrazione va diradata progressivamente fino alla scomparsa del sintomo, in base al miglioramento.
Il successo del placebo e la sconfitta dell’omeopatico.
Se questo formulato ti ha attratto, ti svelo che è uno dei diversi rimedi che l’omeopatia usa per manipolare la mente umana ma che si traduce sempre nella somministrazione di un prodotto inerte, definito placebo o omeopatico, come più ti piace chiamarlo.
Per i motivi sin qui constatati, confrontando un farmaco omeopatico e un placebo si può notare un grado di somiglianza sostanziale. In effetti, un placebo è una sostanza farmacologicamente inerte (inattiva), così come gli omeopatici, somministrata a pazienti che si credono malati.
È questo il contesto in cui fa breccia l’omeopatia!
Al fine di comprendere meglio la (non) sottile differenza tra omeopatico e placebo, è utile ricordarsi la motivazione principale per la quale deglutiamo una compressa, una capsula o uno sciroppo, che siano essi di zucchero o di composti farmacologicamente attivi.
Il nostro cervello è l’antidolorifico per eccellenza
Molte delle compresse che hai deglutito sono la conseguenza di un sentimento di malessere, fisico o psicologico che sia. Generalmente, dopo averne assunta una, inizi a percepire una situazione di miglioramento.
In molti casi, questa sensazione non è da attribuirsi all’azione del farmaco che hai assunto ma è una conseguenza della produzione e del rilascio di alcune molecole nei nostri neuroni cerebrali.
Queste molecole (chiamate endorfine) hanno la capacità di modulare l’impulso nervoso del dolore, riuscendo ad attenuarlo e sono oggetto di studio da decenni.
Gli studi
Il trattamento dei disturbi neurologici
Recentemente la Dr.ssa Colloca L., professoressa dell’Università del Maryland, ha contribuito a comprendere meglio il placebo ed in particolar modo il suo effetto.
Ha sviluppato, a tal proposito, uno studio clinico che evidenziasse i cambiamenti fisiologici a seguito della somministrazione di una dose di placebo.
Rivolto a trattare pazienti affetti dal morbo di Parkinson, lo studio si è svolto sostituendo, al quinto giorno, la dose di apomorfina con una di placebo.
La risposta fisiologica è stata sorprendente, tale da sembrare che il placebo inneschi una risposta nel cervello simile se non uguale a quella osservata dopo la somministrazione di un farmaco nei giorni precedenti.
Prove sul sistema immunitario…
L’effetto placebo è dimostrabile anche al di fuori del contesto neuronale.
In uno studio del 2012, ad un gruppo definito di partecipanti è stata somministrata una bevanda dolce insieme a una pillola che conteneva un farmaco immuno-soppressore per alcuni giorni.
Senza preavviso, il farmaco è stato sostituito con placebo in uno dei giorni di prova. Anche in questo caso si è assistito ad una propagazione dell’effetto terapeutico nei giorni successivi, con una diminuzione della riposta immunitaria.
…e in chirurgia
Una revisione sistematica del 2014 dei placebo chirurgici ha scoperto che il finto intervento chirurgico ha portato a miglioramenti il 75% delle volte. In particolare nel caso di interventi chirurgici per alleviare il dolore, un’altra metanalisi non ha trovato essenzialmente alcuna differenza nei risultati tra i veri interventi chirurgici e quelli falsi.
“L’effetto placebo è il fenomeno più interessante in tutta la scienza”
“È all’interfaccia precisa della biologia e della psicologia”
Mogil
La predisposizione è il fattore terapeutico comune
Gran parte del successo terapeutico del placebo, analogamente a quello degli omeopatici, si basa sulla manipolazione della percezione della realtà nel paziente. In altre parole, oltre all’assenza di proprietà farmacologiche, ciò che accomuna le due opzioni di trattamento è la fiducia da parte del paziente verso lo stesso.
Nel caso dell’assunzione di un placebo, i caregiver, i medici e gli infermieri rappresentano gli attori principali nel rafforzare questo senso al paziente ignaro.
Nel caso degli omeopatici, considerando che sono reperibili in farmacia, le possibili fonti di “Fake News” sono disseminate pressoché ovunque: il medico omeopata, la farmacia che mostra l’insegna gigante “OMEOPATIA” o semplicemente dal consiglio di un amico/a che ha assunto il farmaco omeopatico e crede di esser guarito tramite lo stesso.
Ripeto, un farmaco omeopatico non ha indicazioni terapeutiche!
La fiducia al trattamento, inoltre, è rafforzata anche dal prezzo del medicinale, che, quasi sempre, risulta essere molto al di sopra del costo dei farmaci più utilizzati.
In definitiva, affermare di potersi curare con un farmaco omeopatico risulta essere una grande “fake news”, oltre che un “danno” al portafoglio.
è necessario INFARMARE, dato che il trend di utilizzatori è in continuo aumento (9 Milioni di italiani ne fanno uso). Anche se il settore rappresenta appena l’1% del mercato farmaceutico, l’impatto economico risulta essere di circa 300 milioni l’anno.